Marina Minetti

Podcast

Stavo entrando nel parcheggio sotterraneo del supermercato quando dall'autoradio è arrivata la notizia della morte di Steve Jobs e io non ne volevo sapere di scendere un'ulteriore rampa e rischiare di non ascoltare le parole che avrebbero scelto per ricordarlo.

Vi potrei raccontare, poi, di quella mattina che, mollemente adagiata su un lettino della spiaggia di Punta Prosciutto, mi sono fatta una scorpacciata di podcast dedicati alla criminalità milanese sbocconcellando turcinieddi scaldati dal sole.

Marina Minetti

Scrivo di questi due episodi perchè ho ricordi nitidi e precisi di questi – come di molti altri momenti della mia vita – in cui sono stata accompagnata da una voce; quella dei conduttori radiofonici che ripetevano commossi "Stay hungry, stay foolish" e quella del podcaster che incalzava di domande un pezzo grosso della Polizia.

Quelle voci appartengono al mio vissuto e oggi, che leggo dati e ricerche entusiasmanti sul digital audio e sulla produzione di podcast, non posso che esserne più felice.

L'audio offre un'opportunità unica per coinvolgere profondamente gli ascoltatori, porta il pubblico dove il video non può arrivare, in un’esperienza intima e autentica.
E sono proprio i fan dei podcast ad affermare nelle indagini che si sceglie il formato audio perchè è potente, emozionale, terapeutico, umano: “è facile sentirsi emotivamente connessi a un presentatore” o ancora"sintonizzarsi è come ascoltare un amico”.
Mentre guida, cucina o fa sport l'ascoltatore ha quello che desidera, che sia alla ricerca di informazioni o intrattenimento, il suo contenuto on demand è a portata di orecchie.

Condividere i valori e avere un rapporto confidenziale con i potenziali clienti sono validi motivi per cui i brand stanno considerando i podcast nelle loro attività di marketing.

L’intervista è una delle modalità con cui nel podcast si veicolano le informazioni sviluppando un arco narrativo che guida l'ascoltatore dall'inizio alla fine. Per esempio, in ogni episodio di A cuore crudo C.A.P. ho raccontato il territorio grazie ai ricordi, al vissuto, alle storie familiari e sentimentali degli ospiti che ho intervistato. Esplorando un codice d’avviamento alla volta ho mappato l’Italia consegnando agli ascoltatori indirizzi ed esperienze consigliate dai “nativi”.
Monumenti, scorci memorabili e piatti tipici sono stati inseriti in uno storytelling che è diventato un prezioso strumento di marketing territoriale.

Ed è sempre attraverso l’intervista che ho deciso di affrontare uno dei temi tabù nella nostra società, quello della morte. Nel podcast “Death cafè” edito da Mondadori Studios ho cercato di restituirle un vocabolario, ho creato uno spazio di condivisione dove ospitare pensieri ed emozioni, dove si alternano leggerezza e difficoltà, esperienze personali e storie letterarie.

Come ogni cosa che ci riguarda da vicino e ci appartiene convivono le sfumature: c'è qualcosa che non si può dire quando si parla di morte? E ci sono domande che non si possono fare? Secondo me no: il punto è proprio questo.

DIAMO INSIEME VOCE ALLE TUE IDEE, PROGETTIAMO IL PODCAST PER IL TUO BRAND